Non sono un’amante delle gite fuori porta ma amo guardare la mia città con gli occhi del turista, così succede che inforcando la bicicletta e pedalando verso la periferia si incroci uno dei Navigli di Milano, il Naviglio Piccolo o Martesana.
I corsi d’acqua di Milano sono stati coperti – nota bene: coperti non prosciugati – in maggioranza tra gli anni ’10 e ’30 del Novecento, fino ad allora Milano la posso immaginare come Stoccolma, una città percorsa da numerosi corsi d’acqua, doveva essere bellissima, certo, a scapito della viabilità. Ancora oggi l’assegnazione delle scuole è programmata sulle “vie d’acqua”, i residenti sul lato destro o sinistro della stessa strada sono assegnati a due scuole diverse, per evitare che, un tempo, dovessero raggiungere il ponte, attraversarlo e tornare indietro fino alla scuola. Affascinante no?!
Oggi è ancora possibile vedere, e in parte navigare, i tre corsi d’acqua principali, tra questi il Naviglio Piccolo noto anche come: Martesana costruito a partire dal 1457 su progetto di Leonardo da Vinci.
Da Melchiorre Gioia si procede verso Loreto, ci si immette in viale Monza e da lì si prende la pista ciclabile che per 35 chilometri costeggia il Naviglio fino a Trezzo sull’Adda (si vocifera che Trezzo sia il panorama che fa da sfondo alla Monna Lisa). Molte costruzioni sono rimaste le stesse, cascine, case di ringhiera, mulini a pale, ponticelli di pietra a una campata.
L’ambiente è a dir poco delizioso, verde e silenzioso, non di rado si incontrano anatre e nutrie, pedalando lentamente è impossibile non pensare: non sembra neanche di essere a Milano! Una “frase fatta” che è pura verità, certe volte basta poco per cambiare dimensione.
Centro estivo per i bambini delle scuole elementari all’inizio degli anni Venti, si faceva il bagno nella Martesana all’inizio di via Melchiorre Gioia.