Nave pirata

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Avevo preso lo scatolone bianco per adattarlo a panchetta, in cameretta c’è solo una sediolina così in caso di piccoli ospiti non si sa dove farli accomodare. Lo scatolone, basso e lungo si presta a diventare panchetta due posti, l’ho cercato e trovato bianco perchè Mademoiselle M. potesse decorarlo a piacimento. Per qualche mese è andata così. “Panchetta bianca” con arcobaleno sulla seduta, finchè… finchè in un noioso pomeriggio di pioggia Mademoiselle M. ha deciso che saltando dentro alla “panchetta” questa si trasforma in una barca e lei – che rimane una principessa pirata – può navigare per mari e cieli, da sola o con pupazzi o gatto, che sulle navi pirata ha sempre una sua utilità 🙂

nave_pirata_2a(Per una vera nave pirata fatta con uno scatolone, seguire i consigli di Kate)

Proprio questa mattina seguivo alla radio un’indiavolata discussione a proposito di corsi, organizzati negli Stati Uniti, sull’educazione ai social media, per bambini delle scuole elementari. Posto che non son d’accordo a mettere un bambino davanti a uno schermo a scrivere su facebook o spippolare sms sul cellulare (quanto mancano le care vecchie telefonate: pronto, buongiorno signora, sono Gino, c’è Giovanna?), detto questo, non sarebbe meglio far navigare i bambini in uno scatolone azichè in internet? Così, per dire.

 

Amos Perbacco

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Vacanze. Niente scuola, niente lavoro, nessun impegno, o quasi. Ma che succede se si lavora allo zoo? E che succede quando Amos Perbacco non riesce ad andare a lavoro perchè malato?

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Gli amici animali dello zoo, gli fanno una bellissima sorpresa!

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Il raffreddore di Amos Perbacco, deliziosa storia della formidabile coppia Erin e Philip Stead. Edizioni Babalibri. Assolutamente da avere 🙂

Monsters & Co.

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Le paure sono esperienze comuni a tutti gli esseri viventi, umani e animali. Istintive, talvolta inconsce, difficilmente spiegabili, spesso superabili. L’elenco delle fobie è lunghissimo, i bambini sono i più soggetti perchè hanno ancora un’esperienza di vita limitata e si sentono indifesi.

Recenti studi, condotti dall’università di Zurigo, accreditano la tesi secondo cui paure e traumi siano ereditabili fino alla terza generazione!

La paura è un meccanismo di difesa che ci mette in guardia verso ciò che non conosciamo, la reazione è l’attacco o la fuga, quindi in certi frangenti ben venga la paura 🙂

Come aiutare i piccoli a superare le loro paure? Innanzitutto accettando il fatto che il piccolo abbia paura, non minimizzando con un: ma dai, non è nulla.

L’adulto, il genitore, deve essere alleato del piccolo, infatti molte paure derivano dalla sensazione di essere indifeso del bambino, dalla paura dell’abbandono, quindi liquidarlo con una frase che minimizza il suo problema è controproducente, si rischia di farlo serntire incompreso.

Non ho la risposta in tasca ma noi con Mademoiselle abbiamo trovato un paio di metodi che per noi hanno funzionato:

Il lupo amico. La paura del lupo – che si può tradurre con la paura dello sconosciuto brutto e cattivo, complici le numerose favole che lo vedono protagonista negativo – è stata superata con il libro: Il lupo che voleva cambiare colore (di Orianne Lallemand e Éléonore Thuillier edito da Gribaudo), un lupo maldestro non si piace e vuol cambiar colore ma ogni tentativo non va a buon fine finchè capisce che è bellissimo così com’è. Mademoiselle M. in età da nido, aveva come amico immaginario il lupo giallo con cui andava sullo scivolo e il lupo viola con cui andava in altalena.

Lo scudo. A quattro anni è scattata in Mademoiselle M. la paura di tutto. Si alzava di notte per controllare che la porta fosse chiusa, chiedeva a sfinimento se la casa fosse solida, eccetera, i lupi colorati non funzionavano più. Che fare? Un braccialetto colorato di cotone ha risolto la situazione: questo è il tuo scudo, basta sollevarlo davanti al pericolo e quello scompare. Tienilo finchè ne avrai bisogno (non volevo diventasse dipendente da un pezzetto di stoffa). Dopo qualche mese il problema è scomparso 🙂

Favole. Adesso che Mademoiselle M. è più grande e dotata di grande fantasia, inventa sotrie sui mostri, inventandole lei li gestisce come meglio crede, è lei a governare il comportamento dei mostri, non il contrario. Un tentativo che si può fare, far inventare storie ai bambini con protagonisti i mostri e i bambini li sconfiggono.

La storia di Mademoiselle è questa:

 monster_1C’era una volta un mostro

monster_2Un giorno perse i denti

monster_3Allora ci mise dei pantaloni

monster_4E fu felice

Fuori Salone 2014 in salsa barocca

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Si è chiuso il Salone del mobile, edizione 2014 e con lui il Fuori Salone. Per i non addetti ai lavori il Fuori Salone è molto più intrigante e divertente. Istallazioni disseminate nei luoghi più impensati della città, performance tra le più curiose, ma anche la possibilità di entrare in palazzi storici solitamente off limits al normale pubblico perchè sede di organismi internazionali.

L’anno scorso siamo entrati in Palazzo Cusani, in Brera (ed è stata un’occasione perchè quest’anno non partecipava agli eventi del Fuori Salone), stavolta ci siamo lustrati gli occhi, sia con le istallazioni e gli oggetti di design esposti, sia con la location, in Palazzo Clerici, via Clerici 5, Milano. Per chi c’era e per chi non c’era.

fuorisalone_2014_clerici_1Istallazione in cortile

fuorisalone_2014_clerici_3Soffitto affrescato

fuorisalone_2014_clerici_4 fuorisalone_2014_clerici_6Soffitto di legno decorato

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‘A pizza

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A Milano si è aperto il Salone del Mobile con annesso Fuorisalone, in vista dell’Expo 2015 il filo conduttore di quest’anno è il cibo. Pensando a questo, alla cucinetta di cartone con forno e alla pizza di feltro di Joel, abbiamo fatto la nostra pizza, ma di carta.

L’esecuzione è semplice e veloce e permette di sfornare parecchie pizze una più fantasiosa dell’altra, i bimbi che hanno dimestichezza con le forbici possono tagliare da soli i pezzi, oops, gli ingredienti, gli altri possono colorare pomodori, basilico, olive e chi più ne ha più ne metta e diventare tutti provetti pizzaioli 🙂

Parafrasando una vecchia pubblicità: buona pizza a tutti!

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Ipse dixit #7

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Sai che il cielo è fatto di tempera?

Poi ci sono dei signori trasparenti che lo colorano quando non deve più essere azzurro ma di un altro colore come blu, nero o viola.

Questa poetica visione delle cose di Mademoiselle M., mi ha fatto venire in mente “Attacchino” di Bruno Tognolini, illustrazioni di Gianni De Conno, Gallucci Editore; il collegamento è un po’ estremo, non si parla di “signori trasparenti che cambiano colore al cielo”, ma di un papà, attacchino, che grazie al suo lavoro dissemina nella città segnali che indicano la strada, per il figlio che si è perduto… Poetico, bellissimo, splendide le illustrazioni.

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Lettura consigliata: dai 5 anni.

Di domenica

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Domenica è sempre domenica,
si sveglia la città con le campane.
AI primo din-don del Gianicolo
Sant’Angelo risponde din-don-dan.

Domenica è sempre domenica
e ognuno appena si risveglierà
felice sarà e spenderà
sti quattro soldi de felicità.

(Pietro Garinei)
Finalmente le giornate permettono di stare all’aperto, la domenica è forse il giorno in cui è possibile, più di altri giorni, stare tutti insieme, grandi, piccoli, a due e quattro zampe. Quindi, è domenica, che facciamo?

Si potrebbe andare a far colazione in quel locale nuovo che incuriosisce, o magari una pasticceria storica della città, o ancora scegliere un locale con il dehor, per potersi concedere una fetta di torta all’aperto. Una gita fuori porta? Perchè no, anche se si rischia di passare più tempo in macchina che in campagna, meglio forse una gita in qualche cascina nei dintorni della città ( a Milano la bellissima cascina Cuccagna è raggiungibile in metrò, assoluto no stress) o un pic-nic al parco. Ognuno potrà scegliere di portare quello che ama di più mangiare, senza essere costretti ad accontentarsi dei menù prestabiliti dai ristoranti, mgari i piccoli possono dare una mano a preparare. Nella cesta, o zaino del pic-nic, non devono mancare giochi e un bel libro, Magari questo di Laurent Moreau (A che pensi?  ed.Orecchio Acerbo).

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Allarmi!

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La situazione sembra grave. Secondo recenti studi, condotti nello specifico da Agv, società che si occupa di sicurezza in internet, su un campione di 2.200 famiglie in 11 paesi, la quasi totalità dei bambini ha dimestichezza con tablet e smartphone, il 73% sa usare perfettamente il mouse ma solo l’11% sa allacciarsi le scarpe!

E’ vero che le ultime generazioni sono definite di “nativi digitali”, è vero che saper usare un computer è indispensabile, è vero che una telefonata allunga la vita ma non sapersi allacciare le scarpe mi sembra molto grave; non a caso il vecchio detto recita: “quello lì non sa neanche allacciarsi le scarpe da solo”, per denigrare qualcuno e non: “quello lì non sa nemmeno usare il mouse”. Ma forse ci arriveremo.

La manualità si sta perdendo, il tatto, uno dei sensi fondamentali per l’uomo, è il più tracurato o almeno, il meno sviluppato. Sotto l’imperativo del: “non facciamoci male e soprattutto non sporchiamoci”, tutte le attività che prevedono l’uso delle mani, dalla pittura a dita ai laboratori di falegnameria, sono stati cancellati dalle scuole e dai pomeriggi in famiglia (più la pittura a dita che la falegnameria, in questo caso). Fare la maglia è stato chic per qualche anno, ma solo se si era una mamma hipster, non certo per bambini – soprattutto maschi, signora mia per carità – in età scolare o anche pre-scolare. Le scarpe a strappo, benedizione dell’era moderna per praticità e velocità, hanno fato il resto.

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Come se ne esce? Per esempio disegnando su un cartone la sagoma di una scarpa con tanto di fori per i lacci e infilando nei buchi una stringa o un nastro o anche uno spago. Il piccolo avrà un oggettino divertente con cui esercitarsi, traendo enorme soddisfazione nel riuscire ad allacciare la scarpa, anche se finta, e magari, facendone due, si può improvvisare un travestimento da clown. Così, per dire.