Macchinina rossa rossa dove vai?

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In una delle ultime sortite in biblioteca mi è capitato tra le mani: “Caro papà, mi racconti Milano?”, scritto da Edoardo e Giorgio Caldara, edito Skira. Il bel volume, corredato da struggenti fotografie d’epoca, rigorosamente in bianco e nero, racconta Milano com’era e com’è dal 1935 al 2011 (anno di pubblicazione del libro).

Vie e vicoli scomparsi per far posto a palazzi e viali, le vie d’acqua come la Martesana che ora scorre sotto Melchiorre Gioia e un tempo era sostituto della colonia estiva per i bambini delle elementari di via Monte Grappa, e non solo.

Che in Brera, all’altezza di S.Marco ci fosse il Naviglio è cosa nota, quello che non tutti sanno, io non lo sapevo, è che c’era anche una fabbrica di cioccolato con tanto di mulino a pale che sfruttava la forza dell’acqua per la sua macina!

Tanti ricordi di chi vive a Milano dagli anni Trenta, tanti luoghi che non ci sono più o sono cambiati ma anche di momenti che si perpetuano da quasi un secolo, come le macchinine a pedali da noleggiare al Parco.

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Inizialmente si trovavano solo ai Giardini Pubblici di via Palestro, recentemente è possibile per i bambini, giocarci anche al Parco Sempione, quello che mi intenerisce è vedere come in tanti anni nulla sia cambiato, le macchinine, ho idea, siano le stesse degli anni Quaranta, il modus operandi del noleggiatore anche.

Ai Giardini Pubblici di Palestro il deposito delle macchinine era sotto a uno degli ingressi di via Palestro, accessibile dalle scalette a spirale, il noleggio era di cinque lire per un quarto d’ora, oggi sono più di cinque lire ma ben venti minuti :-), gli strumenti di lavoro del noleggiatore sono gli stessi: tavolino, sedia, orologio e chiave inglese per adattare il sedile alla statura del pilota o per piccole regolazioni della macchinina; anche il metodo di riportare le macchinine al deposito è lo stesso: sul sedile della prima macchinina si poggia la ruota anteriore della macchinina che segue e così via fino a formare la fila.

Certe volte è proprio bello constatare come mentre tutto cambia alcune cose restano com’erano. Poetico e confortante.

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I sogni son desideri

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I sogni son desideri
chiusi in fondo al cuor
nel sonno ci sembran veri
e tutto ci parla d’amor.

Così cantava Cenerentola, i sogni son desideri ma non sempre i desideri restano sogni, talvolta si avverano 🙂

Jane Goodall per esempio ama gli animali, vorrebbe vivere in Africa e infatti si arrampica sugli alberi del giardino, ama gli animali della foresta e della savana e ha come compagno di avventure il suo scimmiotto di peluches, finchè un giorno…

io_jane_1Per la serie “non mollare mai”, dalla casa editrice il Castoro, la biografia appassionante e divertente di Jane Goodall, antropologa e ambientalista, studiosa di scimpanzè. Le tenerissime illustrazioni sono di Patrick McDonnell.

 

Ciao Germana

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Colorata, sorridente (gli occhi soprattutto) leggera, gentile, generosa. Ma anche i racconti, le idee geniali, le mise ardite (mai visti accostamenti più spericolati ma azzeccati), i fiori, la bicicletta con il cestino fiorito, la poesia, la musica, la fotografia, gli artisti, i bambini. Per me questo è Germana Gallo.

L’abbiamo conosciuta al suo Pentesilea, frequentando l’Aperitivo in Fiaba della Città Invisibile con Mademoiselle M. ed è subito diventato un appuntamento fisso e irrinunciabile. Colonna sonora: Yann Tiersen, un bicchiere di rosso, un succo di frutta, le favole di Anna Sicilia, cantastorie, e i racconti di Germana.

E adesso come facciamo? Non dovevamo andare lontano? Forse qualcosa si può fare.

Lascio parlare lei e chi la conosceva e mi faccio promotrice della bella iniziativa di Zelda, di zeldawasawriter per continuare a far volare l’anima, nonostante tutto, leggera, sia di Germana sia la nostra. Di chi l’ha conosciuta e chi no. Ciao Germana.

Flash mob di musica e colore venerdì 28 marzo, ore 18, via Cesariano 6, Milano.

22 marzo

cinque_giornate_c(Carlo Stragliati, particolare. Museo del Risorgimento di Milano)

Tra il 18 e il 22 marzo 1848 i milanesi insorsero contro il governo austriaco ottenendone la cacciata dopo cinque giorni di duri scontri, le “cinque giornate di Milano”, appunto. Il 22 marzo l’artiglieria attaccava dal Castello Sforzesco con un bombardamento durato sei ore, una di quelle palle di cannone è ancora incastonata nel muro di una casa in via Sacchi.

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Mentre in Corso Venezia angolo via Spiga è visibile un angolo sbrecciato durante i combattimenti.

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Trovo affascinante ed emozionante quando la città si apre come un libro, di storia.

Mia, Me and Klimt

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Oggigiorno l’offerta di programmi televisivi per piccoli e pure piccolissimi (!) è amplissima, districarsi non è semplice. Fortunatamente Mademoiselle M. ha poche possibilità di vedere la telvisione, e diciamo che abbiamo risolto il problema in partenza. Con questo non voglio crocifiggere il mezzo televisivo, tutt’altro.

E’ capitato che Mademoiselle M. mi parlasse di un cartone animato, per la verità metà telefilm e metà animazione, con protagonista una bambina che diventa fata e vive strane avventure a Centopia. Non ho capito niente e pensavo fosse frutto della sua fervida fantasia. Centopia? ma come si fa a chiamare un posto, seppur di fantasia, Centopia? Poi mi è capitato di intercettare il programma su una televisione in chiaro. Esiste! Ed è anche gradevole.

Si tratta di “Mia and Me”, cartone animato di produzione italo-tedesca, la parte italiana è affidata alla Rainbow, le puntate iniziano sempre con le avventure, in versione telefim, di Mia, adolescente orfana che vive tristi giornate in collegio, vessata dalla ragazza più ricca e popolare della scuola, ma orribilemente bieca e scansafatiche, ma sostenuta dagli amici, buoni e cari ma obbiettivamente “nerd“. La nostra eroina ha ricevuto in dono un braccialetto magico che la mette in contatto con un mondo fatato popolato da fate, elfi e, ovviamente, streghe cattive. Quando nel mondo di Centopia (ah, ecco) c’è un pericolo, Mia è allertata dal bracialetto e si trova catapultata, nel vero senso della parola, sul posto e aiuta a riportare la situazione sotto controllo, anche perchè Centopia è abitata anche da unicorni e Mia, grazie al braccialetto, è l’unica in grado di comunicare con loro.

Ciò che mi ha piacevolmente colpito e, diciamolo, conquistato, è il fatto che gli abitanti di Centopia – negli abiti e nelle fattezze – sono non liberamente tratti ma proprio copiati da Klimt! Mai avrei pensato che un cartone animato potesse essere un viatico per l’arte. E invece. Per di più il 2014 è l’anno dedicato a Klimt con mostre ed eventi in tutt’Italia. Chissà che Mia non metta d’accordo grandi e piccini.

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La serie è distribuita in 50 paesi e ha vinto numerosi premi per i valori di amicizia, onestà, solidarietà e rispetto per la natura.