(illustrazione di achacunsongout)
Esterno giorno, muretto al limitare di un piccolo parco giochi di fronte a una scuola materna. Due bambine di 5 anni mangiano la loro merenda a base di frutta (perchè ci teniamo noi mamme ai pasti sani ;-)), ridono, si fanno piccoli dispetti, programmano il pomeriggio. Il cielo è azzurro, il sole è caldo. Fin qui tutto a posto, un quadretto da spot pubblicitario. Passa un uomo di colore con indosso un caftano, ha un pacchetto in mano.
Mademoiselle G.: aaaah! un mostro!
io: non dire sciocchezze! è una persona normalissima (sperando che il pover’uomo non abbia sentito l’affermazione di Mademoiselle G. che non è neanche mia figlia e mi stupisco di averla ripresa con tanta decisione)
Dopo qualche minuto l’uomo ritorna passando davanti a noi, senza pacchetto, estrae un I-Phone dal caftano (non sapevo avessero le tasche) e spippola un po’ camminando.
Mademoiselle G.: quel signore è povero.
io: perchè?
Mademoiselle G.: tutti “i marroni” sono poveri.
io: ma che dici?? A parte che non si dice “marrone” e poi ne conosco un paio davvero ricchi. (è vero!!!! e sono pure simpatici)
Mademoiselle G.: non è vero!
e scappa ridendo verso le altalene seguita da Mademoiselle M. che non ha partecipato alla discussione.
Ho sempre pensato che Mademoiselle M. sia fortunata a vivere in un mondo multicolor; per lei, come per gli altri ragazzi delle nuove generazioni, è normale avere compagni di pelle, accento e Paesi di provenienza diversi. Almeno un quarto dei compagni di classe che Mademoiselle ha avuto sin’ora è nato in Italia da genitori stranieri, sia europei sia di altri Paesi. Ha avuto la possibilità di imparare qualche parola in francese, spagnolo e cinese, con curiosità e allegria.
Scoprire che c’è ancora qualcuno che addita all’uomo nero è stato deprimente.