Rinnoviamo il guardaroba

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Nella, ormai, famosa cantina della nonna, che è un po’ la grotta di Aladino, piena di tesori (la cantina non la nonna) Mademoiselle M. ha trovato un paio di bambolotti – miei – e relativi vestitini. Fin’ora i vestitini erano riposti in un sacchetto di carta, elegante sì, bello pure, bianco con i manici neri, ma sempre di sacchetto di carta si tratta. Per una fanatica dell’ordine come me questo non può accadere, così ho deciso di fare un guardaroba per i vestitini delle bambole.

Occorrente:

1 scatolone (amo molto il bianco nell’arredamento e ho cercato uno scatolone di questo colore, ma va benissimo anche beige per un effetto country o da colorare come si vuole)

washy tape (quanti se ne vuole)

carta da regalo (opzionale)

bastoncino di legno

appendini

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Lo scatolone-armadio, bianco di suo, non ha avuto bisogno di ritocchi ma nulla vieta di colorarlo come si preferisce, l’interno l’ho foderato con della carta da regalo, che può essere anche un optional, si può lasciare “l’armadio” nature. Per il bastone appendiabiti ho usato uno dei tanti bastoncini di legno che Mademoiselle M. raccoglie al parco a ogni occasione dicendo: <<magari ci facciamo qualcosa>>. Con tutti quelli che abbiamo potrei farci uno steccato.

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Ho dipinto il bastoncino di bianco (nel mio caso: gesso acrilico, si trova in colorificio) per coerenza con il colore dell’armadio.

Come appendini ho usato dei gancetti di plastica sulla cui confezione troneggiava la scritta: “appenditutto”.

Decorazione esterna: washy-tape.

Con l’avvicinarsi del cambio di stagione, anche le bambole hanno il loro guardaroba, in ordine.

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A proposito di creatività, segnalo l’evento: CARROUSEL LeMarché + LesAteliers, il 29 settembre dalle 10,30 alle 20 in Cascina Cuccagna, via Cuccagna 2/4 angolo via Muratori a Milano.

Seguirà reportage 🙂

L’uomo nero

uomo_nero_i(illustrazione di achacunsongout)

Esterno giorno, muretto al limitare di un piccolo parco giochi di fronte a una scuola materna. Due bambine di 5 anni mangiano la loro merenda a base di frutta (perchè ci teniamo noi mamme ai pasti sani ;-)), ridono, si fanno piccoli dispetti, programmano il pomeriggio. Il cielo è azzurro, il sole è caldo. Fin qui tutto a posto, un quadretto da spot pubblicitario. Passa un uomo di colore con indosso un caftano, ha un pacchetto in mano.

Mademoiselle G.: aaaah! un mostro!

io: non dire sciocchezze! è una persona normalissima (sperando che il pover’uomo non abbia sentito l’affermazione di Mademoiselle G. che non è neanche mia figlia e mi stupisco di averla ripresa con tanta decisione)

Dopo qualche minuto l’uomo ritorna passando davanti a noi, senza pacchetto, estrae un I-Phone dal caftano (non sapevo avessero le tasche) e spippola un po’ camminando.

Mademoiselle G.: quel signore è povero.

io: perchè?

Mademoiselle G.: tutti “i marroni” sono poveri.

io: ma che dici?? A parte che non si dice “marrone” e poi ne conosco un paio davvero ricchi. (è vero!!!! e sono pure simpatici)

Mademoiselle G.: non è vero!

e scappa ridendo verso le altalene seguita da Mademoiselle M. che non ha partecipato alla discussione.

Ho sempre pensato che Mademoiselle M. sia fortunata a vivere in un mondo multicolor; per lei, come per gli altri ragazzi delle nuove generazioni, è normale avere compagni di pelle, accento e Paesi di provenienza diversi. Almeno un quarto dei compagni di classe che Mademoiselle ha avuto sin’ora è nato in Italia da genitori stranieri, sia europei sia di altri Paesi. Ha avuto la possibilità di imparare qualche parola in francese, spagnolo e cinese, con curiosità e allegria.

Scoprire che c’è ancora qualcuno che addita all’uomo nero è stato deprimente.

Pirata party

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L’intenzione era di fare un “party pirata” al parco con tanto di caccia al tesoro ma Giove Pluvio ha deciso altrimenti costringendoci a una veloce inversione di rotta e, se vogliamo, un salto nel passato (almeno nel passato di chi scrive): la festa in casa.

Ho sempre ricordato con piacere le festicciole  a casa dei compagni di classe con la torta fatta in casa, i giochi a premi, le chiacchiere, le risate, l’urlo del citofono: <<è arrivato tuo papà>>, <<oh no, devo già andare>>, oggi purtroppo le case sempre più piccole costringono ad affittare – a prezzi folli – locali pubblici e la corsa alla fashion-festa ad acquistare torte glassate stupende ma che i bambini scoperchiano in due secondi, pastrugnano e buttano via. Chi è nato in estate, come Mademoiselle M. e ha la fortuna di abitare vicino a un bel parco, può ripiegare sulla “festa campestre” ma se l’estate finisce all’improvviso che si fa?

Dati del problema: casa piccola, compleanno da festeggiare, (in realtà si tratta solo della festa visto che il genetliaco ha già avuto luogo), come dippiù, pioggia  a catinelle. Soluzione: festa in casa con pochi amici scelti, sei per l’esattezza.

Per il vestiario pensavo di ispirarmi al personaggio di un cartone animato molto amato da Mademoiselle: la Principessa Pirata ma lei ha scelto di indossare il suo vestito preferito e mi ha liquidato dicendo: anche la Principessa Pirata ha un vestito così, però non lo mette mai e me l’ha prestato.

Caccia al tesoto indoor:

– andiamo di là

– dove?

– sul letto!

(salgono tutti sul letto)

– e ora?

– si torna giù

– … ah, ok

Per il menù un colpo al cerchio e uno alla botte: torta al cioccolato ma anche frutta e verdura fresca (carote, pomodorini, fragole e uva senza semi), pop corn ma anche focaccia fatta in casa.

party-pirata_2I bambini si sono divertiti, i genitori hanno chiacchierato conoscendosi meglio in un ambiente rilassato, solo i gatti hanno tirato un sospiro di sollievo quando l’allegra comitiva se n’è tornata a casa propria portandosi via alcuni palloncini colorati che Mademoiselle M. ha provveduto a consegnare personalmente. Che dire? più feste in casa per tutti 🙂

Come souvenir della festa: biscotti-pirata fatti da Mademoiselle M., la ricetta è quella dei coffee cookies.

(stampo biscotti pirata: dolcemente kitchen)

Temporary shop

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La questione è controversa: a quale età è giusto dare la paghetta? E’ giusto che un bambino disponga di denaro “suo”?

Mademoiselle M. ha un salvadanaio, il classico porcellino, che ha decorato dipingendolo di mille colori, settimanalmente la nonna le consegna un paio di monetine d’oro che lei con grande orgoglio e attenzione inserisce nel porcellino di ceramica. Sa che sta compiendo un’azione importante perchè – purtroppo – spesso le è stato detto che i soldi sono importanti, che purtroppo senza soldi non si può fare molto (giusto andare al parco sullo scivolo), che costa fatica guadagnarli, eccetera.

Dico purtroppo perchè so che non sono discorsi adatti a un bambino e forse, in fondo, temo di far passare il messaggio: non sono in grado di badare a te perchè non ti posso concedere tutto quello che chiedi. D’altro canto non è nemmeno corretto che qualunque richiesta venga soddisfatta. La questione è spinosa.

Ci è venuta in aiuto la moda, non so se solo milanese, del mercatino: i bambini portano al parco i giocattoli con i quali non si divertono più e li vendono per pochi centesimi. Così abbiamo fatto anche noi, una deliziosa pallina, una collanina di legno, pupazzetti per le dita e così via, praticamente nuovi perchè l’interesse per loro da parte di Mademoiselle è scemato fino a dissolversi cinque minuti dopo averli ricevuti, hanno fatto la felicità di altri bambini, e pure la sua, visto che a colpi di 5 e 10 centesimi si è potuta permettere un giro sul trenino.

Lo so, sarebbe stato più educativo il baratto anzichè mettere in mano a un bambino il vile denaro, ma siccome di vile denaro si vive da migliaia di anni, non ho trovato la pratica per nulla scandalosa.

Da un lato Mademoiselle M. ha avuto la soddisfazione di pagarsi con i suoi soldi – i sudati risparmi  – un divertimento a lei molto caro: le giostrine; dall’altro ha anche capito che i famosi soldi, per averli, è necessario faticare (avrebbe preferito andare sull’altalena piuttosto che stare dietro alla sua bancarella) e, nel suo caso, separasi da qualcosa.

Esagero se dico che si è trattato di un gioco educativo?

Soddisfatto il bisogno, la bancarella ha chiuso i battenti, si è trattato di un temporary shop 🙂

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